IL FATTIBILE, L'AGIBILE E LA COMUNICAZIONE

Ho letto con curiosità il libro di Piero Dominici (@dominicipi), Condividere la conoscenza per governare il mutamento. La comunicazione nella società ipercomplessa (FrancoAngeli, Milano 2011). È una lettura nata via twitter, che un po’ conferma quanto sostengono alcuni teorici delle piattaforme social: la rete apre delle possibilità reali di scambio – reali come il libro che ho tra le mani – che con ogni probabilità altrimenti non si realizzerebbero. Con Piero, nella distanza geografica e nella prossimità contratta dei 140 caratteri dei tweet, ci siamo trovati d’accordo nel nucleo centrale di una tesi che suona più o meno così: al crescere delle possibilità tecniche, se non si vuole finire spersonalizzati da quel che si è creato, occorre far corrispondere un crescendo di etica.

La tesi è, per certi versi, antica e potrebbe riportarci ad Aristotele, che suggeriva di distinguere la techne dalla phronesis, la capacità di realizzare cose nuove – strumenti, tecnologie etc. – dalla capacità di stabilire come servirsene umanamente, dalla saggezza dunque. Dobbiamo a Tommaso d’Aquino una traduzione forse più suggestiva dell’idea, consegnata agli annali della filosofia rendendo gemelle (nel latino) le due capacità individuate da Aristotele: da un lato l’ars – che traduce la techne greca –, definita come “recta ratio factibilium”, dall’altra la prudentia – che traduce la phronesis greca – definita come “recta ratio agibilium”. Da questo bel miscuglio di latinorum deriva non solo l’espressione “eseguito a regola d’arte” riferita a prodotti e lavorazioni, ma anche quella massima che avverte che “non tutto ciò che è fattibile diventa per questo agibile”: dalla possibilità tecnica di realizzare qualcosa non deriva automaticamente che sia etico farlo.

La riflessione di Piero Dominici non porta, comprensibilmente, a nuove forme di luddismo ma piuttosto ad un avvertimento: la velocità con cui si sviluppa oggi il nostro potenziale tecnico sta erodendo la nostra capacità di governarlo (cfr. il dilemma del controllo), «quando una nuova tecnologia è ancora gestibile non si hanno abbastanza informazioni per poterlo fare; e quando, invece, le possediamo tutte, spesso la situazione risulta già sfuggita al controllo umano» (pp. 159-160). Proprio sul fronte della velocizzazione proporzionale dell’acquisizione delle informazioni @dominicipi segnala il contributo (potenzialmente) etico della rete: la trasparenza, la disponibilità e la circolazione veloce delle informazioni possono aiutarci a far fronte al rischio di una sistematica incapacità di governo di un mondo «ipercomplesso». Quasi a dire, che solo investendo sulla comunicazione e sulla condivisione del sapere possiamo immaginare di far sì che la riflessione sull’agibile non arrivi sistematicamente fuori tempo massimo rispetto alle concretizzazioni del semplicemente fattibile.

Arrivare in tempo non significa – così almeno mi pare di poter inferire – riservare alla riflessione etica uno spazio per transennare prima che qualcuno si faccia male. Arrivare in tempo, oggi, vuol dire qualcosa di ancora più basilare e cioè non rinunciare a porsi delle domande di senso pur nell’incalzare degli eventi. L’etica, in una società che ospita una pluralità di visioni del mondo (anche di questo parla il libro), non può essere concepita anzitutto come un complesso di divieti: l’«agente morale», come ironizza sornione qualche docente universitario, non è un poliziotto dei comportamenti, con tanto di berretto con visiera. L’agente morale è ogni persona che appunto agisce non rinunciando mai a riflettere sul senso umano complessivo di quel che sta facendo. Oggi questa riflessione va fatta sempre più insieme e la capacità di comunicare e condividere – anche, ma non solo in 140 caratteri – non può più essere considerata un optional riservato ai pochi patiti della rete. #sapevatelo.



PS. Il saggio di Piero Dominici ospita questo e molto altro ancora, in termini di ricostruzione sociologica del passaggio epocale della modernità, della globalizzazione e del senso della responsabilità. Ma essendo partito con filosofaggini aristoteliche e latinorum tomista mi è sembrato di essere stato già ipercomplesso e di aver esaurito la pazienza di un lettore di post.