Non avremmo mai pensato che una piccola storia semplice potesse attirare tanta attenzione. Grazie per i vostri commenti, tanti, incoraggianti per i ragazzi protagonisti: l'autore del biglietto è davvero un grande, al di là di questo gesto di responsabilità.
In coda alle vostre considerazioni aggiungo le mie, che non capita tutti i giorni di poter commentare qualcosa di buono di cui si è stati testimoni diretti.
Osservo le reazioni al coro di critiche alla prima versione dell'immagine dell'app Immuni e noto un consenso decrescente verso questo approccio al tema delle Pari Opportunità, che alla lunga rischia di rivelarsi controproducente. In una cultura sempre più centrata sulle attese individuali il discorso sugli "stereotipi" mi sembra in esaurimento. Abbiamo altre proposte per far avanzare il dibattito (e le pratiche)?
Vi presento un breve esercizio pensato per "testare" la propria capacità riflessiva e osservare soprattutto i "nodi" principali che tutti affrontiamo quando decidiamo di ritagliarci un breve tempo di silenzio per riflettere su qualcosa che ci colpisce.
L'esercizio è da svolgere in tre momenti, non richiede più di un'ora a disposizione e può essere utile per capire meglio su quali fronti provare ad esercitarsi per rendere più fruttuoso il raccoglimento.
Cosa succede quando si ritorna a una pratica comunitaria dopo un periodo di sospensione? Forse lo stiamo appena per scoprire. Forse qui si anticipa un "laboratorio sul ritorno" per certi versi istruttivo anche per altre e future riprese (teatri, assemblee, lezioni...). Un osservatorio da non sottovalutare, anche per non perdere le opportunità di discernimento sul cambiamento che questa stagione sta offrendo.
Per molti il periodo di trasposizione sulle piattaforme online ha significato un sovraccarico di lavoro (specie nella scuola, specie poi per gli studenti) e una compressione dei tempi di decantazione. Succede fisiologicamente quando dobbiamo "correre ai ripari" e rimediare a qualche situazione imprevista. Ma possiamo pensare di ritornare "in corsa" senza riappropriarci di tempi riservati al "riparare" e al "ripensare"?
La parola "conversione" è molto potente, ha un significato che trovo importante e condiviso in tutte le sensibilità religiose e (credo) anche laiche. È una di quelle parole che mai andrebbero usate per aggredire o contestare le scelte di qualcuno. Provo a ricostruire il modo in cui l'ho intesa a partire dal vangelo di Marco.
Ripartire è necessario, soprattutto per il lavoro e per le relazioni in generale, non c'è dubbio. Però stavano nascendo nelle professioni, nella scuola, nei contesti stessi del tempo libero (del "consumo"?) riflessioni interessanti sul senso delle cose, che forse rischiamo di accantonare nell'urgenza di ritornare in corsa. Pare anche a voi?
Possiamo imparare qualcosa dall'esperienza del contagio e della quarantena? Forse sì, ma ricordando che le lezioni ricevute patendo il male "sulla propria pelle" sono sempre ambigue. Altri generi di lezione potrebbero esserci molto più utili, se solo ci disponessimo ad ascoltarle...
Una società libera si governa con il consenso delle persone. Ma in una società di consumatori le persone si abituano presto a darlo a chi promette aumento dei benefici senza particolari fatiche. È un modello di rapporto tra politica e società che scoppia quando le risorse diminuiscono. Cambiare modello però non significa cambiare "i politici" o qualche formula di economia o fiscalità: significa anzitutto ritrovare la disponibilità personale a fare più fatica per gli altri...
Nonostante il caldo, l'estate può essere anche un buon momento per riflettere e leggere qualcosa di stimolante.
Gli amici dell'AzioneCattolica di Fiesole mi hanno chiesto di introdurre un breve percorso a tappe sul capitolo IV dell'Esortazione Apostolica "Gaudete et exultate" che è ricco di spunti sulla cura della vita spirituale oggi.
Ho pensato di renderlo disponibile per tutti e di proporvelo "a tappe" nelle prossime settimane...